Miscelare il caffè: come fare e perchè (Parte 1)

Miscelare o non miscelare…. questo è il dilemma! Attualmente, soprattutto nella comunità degli Specialty Lovers, è in aumento la tendenza di tostare singole origini. Questo modo di proporre il nostro caffè certamente ci dona l’opportunità di raccontare la storia della materia prima che stiamo lavorando, magari anche di coloro che hanno lavorato per creare quel particolare lotto di caffè nel paese di origine.

Estrarre la bevanda da una singola origine, inoltre, ci permette di concentrare la nostra degustazione su dei caratteri distintivi di quello specifico caffè ed è un esercizio di assaggio particolarmente appagante.

3 buone ragioni per creare una miscela

Ci sono tuttavia anche poche ma solide ragioni che suggeriscono al torrefattore di scegliere di miscelare il caffè. Vediamo subito quali sono:

Assicurare Costanza di Prodotto

La costanza del nostro caffè durante tutto l’anno dovrebbe essere un obiettivo. Alla maggior parte delle persone non piace la variabilità e preferisce trovare sempre lo stesso gusto nella propria tazzina. Variazioni annuali su una singola origine sono probabili e frequenti, quando invece il caffè è miscelato eventuali cambiamenti sono meno impattanti sul profilo sensoriale della bevanda.

Oppure, in assenza di una singola origine per una qualche difficoltà nell’approvvigionamento, la sostituzione di quell’origine in miscela è senz’altro più semplice.

Creare un profilo sensoriale unico

È quella che si definisce la firma del torrefattore. Miscelare insieme diverse monorigini consente di creare una combinazione di caratteristiche gustative che non possono essere trovate in un singolo caffè. Un caffè dall’estrema dolcezza ma scarsa brillantezza può essere esaltato in miscela con uno più acido e così via.

Alcuni torrefattori ritengono inoltre che proprio attraverso le miscele il torrefattore è in grado di mostrare le proprie abilità, sia nella selezione del caffè crudo di qualità sia come tostatore. Proprio questa differenziazione infine costituisce il pilastro della fidelizzazione del cliente. Si tratta in sostanza di fare branding con le miscele, un gusto e un nome unici, di cui il torrefattore è unico proprietario. Una miscela ben costruita è creata in modo così abile che i singoli componenti non sono facili da distinguere, anzi la tazzina viene valutata e degustata nel suo insieme.

Soddisfare esigenze di mercato differenti tra loro

Una miscela è senz’altro un prodotto più flessibile e adattabile a diversi palati, a partire dalla possibilità di miscelare Arabica con Robusta ma non solo. Inoltre, da un punto di vista strettamente economico, la miscelazione può essere usata per raggiungere fasce di prezzo specifiche e mantenere un giusto livello di redditività.

Alcuni torrefattori utilizzano le miscele per espandere la loro offerta, entrare in nuovi mercati abituati a stili di tostatura e gusti diversi e aumentare le vendite. Altri ancora suggeriscono che le miscele gli hanno permesso di espandere la propria base di clienti fornendo più varietà e stili di caffè che piacciono a più persone con conseguente aumento delle vendite.

Le Regole Auree del Blending

Naturalmente non tutti i progetti di miscelazione sono una storia di successo. L’arte del blending presenta molte insidie: la pratica, la conoscenza dei singoli caffè e un piano attentamente costruito aiutano a limitare le delusioni al tavolo di cupping. Vediamo quali semplici regole seguire.

Prima di tutto identifichiamo lo scopo della nuova miscela. E’ una nuova miscela per un cliente specifico? Sto creando una miscela per utilizzare un nuovo caffè che ho acquistato? Mi serve una nuova miscela per tenere sotto controllo i costi? Le ragioni possono essere davvero tante ma è dallo scopo che si parte, in pratica dal definire a tavolino il profilo sensoriale che si vuole costruire e, se ci sono ragioni di carattere economico, dal costo limite.

In secondo luogo identifichiamo i caffè che abbiamo a disposizione per la miscela e il grado di tostatura ideale per ciascuno di essi. I caffè saranno miscelati prima o dopo la tostatura? In questa fase dobbiamo operare la scelta. Più avanti approfondiremo l’argomento pre o post blending.

Una volta che tutta la ricerca è stata completata e le singole origini sono disponibili è il momento di creare la miscela. Allo scopo di tenere memoria di tutto ciò che stiamo facendo e poter ripetere o migliorare i risultati, su un taccuino prendiamo nota di ogni considerazione e ogni scelta. Può essere davvero frustrante creare una miscela eccezionale e non essere in grado di replicarla.

Qui sotto puoi trovare un esempio di scheda utilizzata per creare delle miscele. Nel primo rigo di ogni casella andrà la percentuale della monorigine in testa alla colonna e nella seconda il grado di tostatura. La somma delle percentuali di ciascuna monorigine presente nella miscela dovrà naturalmente essere 100.

Una volta realizzata la miscela, essa va assaggiata e commentata rispondendo alla seguente domanda: la miscela soddisfa i criteri sensoriali ed economici stabiliti in partenza? Elenca gli attributi negativi e quelli positivi e le correzioni da apportare. Ripeti il processo per ottimizzare la tua miscela.

Angelo Napoli è un imprenditore, fondatore del gruppo lng. Napoli & C. l’azienda produttrice di Tostabar, la prima tostatrice di caffè per bar. Ha conseguito la certificazione di Q Arabica Grader presso il CQI, entrando cosi a far parte della più ristretta cerchia di assaggiatori professionisti di caffè. È autore del libro "Tostare il caffè da vero Professionista”. Ha inoltre coor­dinato progetti di ricerca sul caffè e cura come relatore tesi di laurea sul caffè presso l'Università di Basilicata.

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